Il puro e l’impuro


Piu’ volte mi hanno chiesto se avessi un dio in cui credere. So bene quanto sia importante per certe persone riconoscersi in una fede, in una religione, ma so anche che le religioni e le fedi possono portare all’intolleranza, al settarismo finanche a quelle persecuzioni delle quali il mio popolo e’ sempre stato vittima sin da quando secoli fa, partendo da un punto imprecisato nel nord dell’India, si e’ messo in cammino. E da allora non si e’ mai fermato.

Noi zingari non abbiamo una religione nostra, non riconosciamo un nostro dio, non possediamo un culto d’origine e neppure i sacerdoti. Pare singolare che un popolo che ha attraversato tutto il mondo non abbia coltivato, nel corso dei secoli, credenze proprie in merito ad una specifica divinita’, neanche in una forma primitiva di tipo antropomorfico o totemico, ma e’ cosi’. Per questo motivo la religione di noi zingari, per chi vuol averne una e desidera credere in un’entita’ superiore, e’ quella che si professa nel luogo in cui abbiamo scelto di fermarci.

Cristiani, musulmani, ebrei, buddisti; da questo punto di vista saremmo davvero l’unico popolo al mondo in grado di annullare le distanze che esistono tra le diverse fedi, ma in ogni caso c’e’ qualcosa di spirituale che ci portiamo dentro, qualcosa di nostro che ci accomuna e che ci e’ stato tramandato dai nostri nonni e dai nostri genitori e che noi, in modo inevitabile tramanderemo ai nostri figli. E’ quel mondo del soprannaturale che i gage’, i non Rom, ci attribuiscono e che da sempre ci contraddistingue. Un mondo che talvolta ci ha aiutato a sopravvivere, dando di noi l’idea d’essere in grado di dominare la magia, prevedere il futuro, il destino, la fortuna, ma che ha anche reso diffidenti le persone che, in questo nostro potere hanno interpretato qualcosa di malefico del quale diffidare, creando quei pregiudizi contro i quali ancor oggi persino chi e’ piu’ emancipato, indipendentemente da quante lauree possegga, deve far conto.

Nessuno sa, comunque, come siano nati questi pregiudizi. Di certo pero’ hanno contribuito alcune leggende legate alla religione. Noi zingari siamo sempre stati visti come popolo maledetto e per questo condannato alla fuga costante, cio’ che fino al secolo scorso veniva attribuito anche agli ebrei. Secondo alcune leggende, infatti, sarebbero stati gli zingari gli unici disposti a fabbricare chiodi per la crocifissione di Gesu’ e questo ci avrebbe condannati ad una vita di stenti e sacrifici, e secondo altri racconti sarebbero stati degli zingari a negare ospitalita’ alla famiglia di Gesu’ in fuga dall’Egitto. Che perfidi che siamo! Pare proprio che per Gesu’ i miei antenati non provassero una grande simpatia, anche se chi non ci conosce bene non sa che l’ospitalita’ e’ una delle azioni a cui non veniamo mai meno, seppur raramente ci troviamo a manifestarla verso i gage’.

A chi mi ha fatto quella domanda, dunque, ho sempre risposto che non credo in un dio, ma credo nella Natura, nella Terra, nel Sole, nella Pioggia e nel Vento, ma soprattutto credo nel Male e nel Bene, due forze contrapposte che siedono sulle due diverse rive del fiume alle quali noi zingari diamo un nome: quella benefica la chiamiamo “Del”, la malefica “Beng”. E’ questo un residuo secolare che l’antico zoroastrismo, con il quale il mio popolo e’ probabilmente entrato in contatto quando in epoca remota ha attraversato la Persia, ci ha lasciato.

Cito dall’Avestā, cioe’ “Il Fondamentale” di Zarathuštra, testo sacro dell’antica Persia.

« I due Spiriti primordiali, che (sono) gemelli, (mi) sono stati rivelati (come) dotati di propria (autonoma) volontà. I loro due modi di pensare, di parlare e di agire sono (rispettivamente) il migliore e il cattivo. E tra questi due (modi) i benevoli discernono correttamente, non i malevoli. Allora, il fatto che questi due Spiriti si confrontino, determina, all’inizio, la vita e la non vitalità, in modo che, alla fine, l’Esistenza Pessima sia dei seguaci della Menzogna, ma al seguace della Verità (sia) l’Ottimo Pensiero »

I due Spiriti primordiali sono Del e Beng, il Bene e il Male, la Verita’ e la Menzogna. A chi segue il primo tocchera’ in sorte la Vita e la Migliore Esistenza, mentre chi segue il secondo otterra’ la Non-Vita e la Peggiore Esistenza. Queste due forze contrapposte influenzano quindi ogni nostra decisione e comportamento, ed e’ in tale modo che arriviamo a dividere tutto in puro ed impuro: se veniamo in contatto con qualcosa di impuro, tutto cio’ che ci circonda e’ messo in pericolo. Per questo cerchiamo di evitarlo.

Sono impuri i comportamenti malvagi, l’omicidio, la scarsa solidarieta’, l’egoismo e qualsiasi condotta che causa un grave danno a qualcuno. Ed all’impurita’ associamo anche il concetto di sfortuna, per tener lontana la quale utilizziamo monili d’oro, metallo per noi prezioso non tanto perche’ vale molto, quanto perche’ e’ considerato l’unico rimedio contro l’impurita’. Impuro e’ anche il mondo dei gage’ ed e’ per questo che esiste, almeno nelle generazioni non giovani, in cui la superstizione e’ piu’ radicata, una forte resistenza all’integrazione.

E l’impurita’ causata dal contatto con i gage’ si manifesta in molte forme. Dalla piu’ lieve che e’ la semplice assunzione di uno stile di vita distante da quello dei nostri antenati, a quella piu’ grave che induce un Rom o una Romni’ a rinnegare il proprio popolo. Non sono poche infatti le persone che, essendo state contaminate dall’impurita’ e corrotte da uno stile di vita intriso di privilegio, oggi fingono di non essere piu’ Rom, quasi se ne vergognano ed arrivano in alcuni casi ad esternazioni di razzismo nei confronti del loro stesso popolo, inusitate persino per chi zingaro non e’.

Il concetto d’impurita’ lo trasferiamo percio’ in ogni aspetto della nostra vita quotidiana, dall’igiene personale – e qui vorrei sfatare uno dei luoghi comuni ricorrenti di chi asserisce che siamo sporchi e puzziamo, in quanto non curare a sufficienza la pulizia del proprio corpo o della propria anima porta irrimediabilmente sfortuna alla persona e a tutto il suo gruppo; e’ per questo che, se ne abbiamo la possibilita’, ci laviamo come e forse piu’ di qualsiasi gage’ – al modo di cucinare, al criterio con il quale scegliamo le persone con cui stare insieme.

Spero con questo mio scritto di aver risposto alla domanda iniziale e di aver soddisfatto la curiosita’ di chi mi ha molte volte chiesto di raccontare un po’ di piu’ a proposito delle usanze del mio popolo che, ovviamente filtrate da una propaganda che vorrebbe gli zingari come causa principale di ogni guaio esistente su questo pianeta, giungono ai gage’ in modo distorto e non corrispondente al vero. Ed e’ a chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui , col desiderio di conoscere qualcosa di me e del mondo che mi circonda, che dedico una stupenda poesia del poeta Rom bulgaro, Usim Kerim.

Nacqui tra le vecchie tende,
in mezzo al vociare degli Zingari
che narrano al chiarore della luna
la favola d’ un bianco paese lontano.
Nacqui nella miseria, tra i campi
lungo il Beli Vit, sotto i salici piangenti,
dove l’angoscia trivella i cuori
e la fame pesa nella bisaccia della farina.
Nacqui in un giorno triste d’autunno,
lungo la strada avvolta nella nebbia,
dove il bisogno piange assieme ai piu’ piccini
ed il dolore stilla terso tra le ciglia.
Nacqui, e mia madre moriva.
Il vecchio padre mi lavo’ nel fiume:
per questo e’ forte oggi il mio corpo
ed il sangue mi scorre dentro impetuoso.