Lei… lui… sono solo suoni. Parole. Niente altro che vocaboli creati per separare il femminile dal maschile. Ma quante parti di maschile e femminile coesistono fra le pieghe dell’essere, celate agli occhi di tutti dal velo dell’ipocrisia? Lei.. lui, si compenetrano, sono tutt’uno. Cosi’ si realizza il miracolo della completezza, quello che l’istinto ci obbliga a ripetere, eternamente. In un perenne rito uniamo i corpi come se con quell’atto potessimo mescolare anche le nostre anime.
Lei… lui… camminavano, tenendosi per mano. Avevano lasciato l’auto in un garage nei pressi di Piazza del Duomo, ma nessuno dei due aveva fretta di arrivare a cio’ che entrambi sapevano sarebbe accaduto. La cena era stata piacevole, intima. Lui non si era sentito di chiederle della sua omosessualita’. Lo riteneva un argomento troppo delicato per essere affrontato crudamente, faccia a faccia. Essere li’, guardarla negli occhi, non era esattamente la stessa cosa che parlarle a distanza, tramite chat.
Stava bene con quell’uomo. La mano di Roberto era asciutta, delicata ma forte, e da essa non trasparivano segni di nervosismo, pero’ avvertiva che in lui c’erano ancora tante domande che, forse per pudore, non aveva avuto il coraggio di farle. Conosceva la fantasia di Roberto. Era a Firenze proprio per realizzarla. Per renderla concreta. Ma era li’ anche per dar vita alla sua, di fantasia, quella che ancora lui non conosceva.
Volle parlargli della sua bisessualita’, e di come aveva scoperto di desiderare, oltre agli uomini, anche le donne.
– Non sono sempre stata lesbica… fino a 19 anni non lo sapevo. Ero certa che mi piacessero solo gli uomini. Poi e’ avvenuto qualcosa che mi ha cambiata dentro, ed ha mutato completamente l’angolo di visuale dal quale osservavo il mondo.
– Cioe’?
– Mi sono innamorata.
– Di una donna?
– Si’…
– Era bella?
– Lo era… ma non e’ per quel motivo che mi sono innamorata di lei, e non credo che quel motivo riguardi noi due, adesso… era solo per dirti che puo’ accadere che si scopra di desiderare qualcosa di diverso da cio’ che abbiamo sempre creduto. Ed in quell’istante tutto cambia. Basta un’incontro con chi ci mostra colori che non abbiamo mai visto, per toglierci definitivamente dagli occhi quel velo d’ipocrisia con il quale nasciamo.
– Hai ragione, viviamo circondati dall’ipocrisia e spesso ci adeguiamo, abituandoci ad essa senza rendercene conto. Ma io e te non siamo cosi’. Io sento che abbiamo un sacco di cose in comune. Prima, al ristorante, quando parlavi, gia’ sapevo in anticipo cosa avresti detto. Non ti pare significativo?
– Lo e’… non sono venuta qui senza ponderare bene con chi mi sarei incontrata… anche se sei un estraneo per me. Tu reputi questo mio gesto avventato? Dimmelo tu se ho fatto male ad incontrarti… ti conosci meglio di quanto possa conoscerti chiunque altro… hai detto che senti di avere una certa affinita’ con me, e di capire in anticipo i miei desideri, o quanto meno di percepire il senso delle parole che non ho ancora detto… rispondimi, dimmi se sei la persona persona giusta per me… stanotte.
– Per risponderti dovresti dirmi che cosa ti attendi dalla “persona giusta”… ma credo di saperlo.
– Davvero?
– Ti attendi qualcosa di diverso, un’esperienza nuova, ed in questo siamo affini, dato che anche io mi attendo qualcosa di simile da te.
– Credi davvero che far sesso con una lesbica sia diverso dal farlo con una qualsiasi altra donna non omosessuale?
– Questo non lo so ancora. Di sicuro so che farlo con te sara’ diverso dal farlo con qualsiasi altra donna a prescindere.
– Dici?
Gli si avvicino’ col volto, e con la bocca, lasciando che Roberto cogliesse le sue labbra. Si fece assaporare, ed in quel breve bacio avverti’ dolcezza. Non ansimava, Roberto, non trepidava, non tentava neppure di toccarle quelle parti del corpo in cui, normalmente, gli uomini eccitati cercano di affondare le mani. Semplicemente si limitava a sfiorarle le labbra, mordicchiandole con le sue in un gioco in cui, una volta tanto, non era la lingua ad essere protagonista.
– E’ bello il tuo appartamento! Mi piacciono i sottotetto.
– Ti piace? Non e’ grandissimo ma per un single e’ piu’ che sufficiente
– Ha anche una bella vista… hai la fortuna di affacciarti alla finestra e di vedere il Duomo. Ti dispiace se do’ un occhiata? Sono curiosa di conoscere di te il piu’ possibile e le case, come sai, dicono molto su chi le abita.
– Fai pure, ma non avrai molto da guardare… sono solamente settanta metri quadrati
Segui’ Klára in quell’esplorazione della casa, ed in alcuni punti gli spazi erano cosi’ ristretti che gli capitava di strusciarsi contro il suo corpo. Il bacio che le aveva dato in strada, e quel sentire il suo calore di femmina, accrebbe in lui la voglia di possederla. Ma non si azzardo’ a bloccarla mentre lei si muoveva curiosa da una stanza all’altra. Sapeva che tutto doveva partire da lei. Fin quando si ritrovarono nella stanza da letto.
La fisso’ a lungo, senza parlare, aspettando da lei un cenno, che prendesse l’iniziativa. Fu li’ che Klára gli poso’ una mano sulla sua guancia e l’accarezzo’. Istintivamente lui rispose a quel gesto adagiandosi con la guancia dentro il palmo della mano di lei, che era morbida, e calda.
Era conquistato dal profumo della sua pelle, un misto di frutti di bosco ed ambra, ma non sapeva come iniziare. Klára era lesbica, glielo aveva appena confermato, quindi con lei avrebbe realizzato la sua fantasia, pero’ dentro di se’ sentiva che anche lei desiderava qualcosa da lui, e non riusciva ad inquadrare bene cosa quella splendida donna desiderasse. Le passo’ le dita fra i capelli ed inizio’ ad accarezzarli.
Anche Klára inizio’ ad accarezzarlo scendendo con i polpasttrelli lungo la sua schiena. I movimenti di lei erano delicati come quelli di una piuma, e quei tocchi lo solleticavano provocandogli dei brividi lungo tutto il corpo.
Ancora una volta avvicinarono le labbra, sfiorandosi fugacemente, senza mai entrare del tutto in contatto, finche’ le loro bocche divennero tutt’una.
Klára era calda, appassionata, molto piu’ femmina di quanto avesse potuto immaginare. La bacio’ a lungo. L’idea che si era fatto di lei leggendo i suoi racconti era diversa. Nei racconti spesso sembrava cinica, dura, sempre pronta a mettere in difficolta’ la persona che con lei relazionava. Invece, in quel momento, la sentiva mentre si scioglieva fra le sue braccia, dolcemente.
Ma allora, in realta’, chi e cos’era Klára? Si ripete’ più volte quella domanda senza trovare una risposta.
Le mani di Roberto le accarezzavano i seni. Non portava il reggiseno e questo consentiva a lui d’entrare in contatto con i capezzoli, che le facevano quasi male da quanto erano turgidi. Lui le tolse prima il top elasticizzato, che lei si fece scivolare via dalla testa, poi le tolse la gonna.
Anche lei nel frattempo si era data da fare per spogliarlo ed in breve si ritrovarono nudi sopra le lenzuola.
Roberto le carpi’ delicatamente i capezzoli fra le labbra succhiandoli piano. Quell’uomo conosceva bene le donne, e sapeva quanto fastidio provocasse il modo irruento che molti avevano quando succhiavano. Tanti non si rendevano conto che la voracita’ e la violenza con cui trattavano i capezzoli, spesso, piu’ che piacere, provocavano dolore. Soprattutto a chi, come lei li aveva estremamente sensibili.
Fidandosi di quell’uomo si abbandono’ a lui, lasciandosi conquistare dalla sua bocca che, sempre piu’ audace, esplorava sapientemente ogni parte del suo corpo. Non ebbe alcun ritegno nel mostrarsi ingorda nel ricevere piacere, e raggiunse piu’ volte l’orgasmo.
Appena la senti’ fremere capi’ subito qual’era la differenza fra Klára e qualsiasi altra donna che era giaciuta nel suo letto, ed ovviamente cio’ non dipendeva dal fatto che Klára fosse lesbica. Era il modo che lei aveva di abbandonarsi al piacere che lo stupi’. La sentiva sua totalmente. Ebbe voglia di penetrarla, ma lei a quel punto serro’ le cosce.
– No… non adesso. – disse Klára ansimando ancora.
– Perche’ no?
– Non mi piace fare le cose in fretta. E poi ho in serbo una sorpresa.
– Una sorpresa?
– Si’, ma non e’ ancora il momento.
Sapeva che anche Roberto aveva voglia di ricevere la sua parte di piacere. Lei, in qualche modo, glielo doveva, fosse solo per ripagarlo dell’impegno che aveva profuso in quel fantastico gioco di lingua che l’aveva fatta andare in estasi, facendola venire piu’ volte.
Si alzo’, mostrandogli quella parte del corpo che, secondo il parere di molti, era considerata la sua parte piu’ bella… e la piu’ desiderabile.
– Cosa hai qui? – disse scartabellando alcuni DVD trovati sul ripiano ove era appoggiato il lettore video collegato allo schermo TV.
– Sono dei film… li ho appena acquistati. Per vederli nelle serate in cui sono da solo.
– Dai… non ti atteggiare a povero abbandonato. Non credo siano molte le serate in cui tu possa ritrovarti da solo. Sono certa che ci porti un sacco di ragazze, qui… ehi, cosa e’ questo? Birthday girl! Lo hai gia’ visto?
– No, non ancora. E’ quello con Nicole Kidman, vero?
– Si’. Io l’ho gia’ visto. E’ un filmetto senza troppe pretese, pero’ e’ una storia divertente, venata di tenerezza, come quelle che piacciono a me… lo sai che sono una romanticona. E poi lei recita benissimo la parte della ragazza russa… oltre ad essere una bellissima donna. Ti piace la Kidman?
– Beh, si’… in effetti e’ una bella gnocca.
– Molti la considerano un tipo algido, ma io credo che “ispiri sesso”. E te lo dico facendo emergere il mio lato omosex. E poi ha un sedere da sballo. Non pensi che abbia un sedere magnifico?
– Ehm… si’, beh… comunque anche il tuo non e’ da buttare.
– Dici? Pensi che anche io abbia un bel culetto?
– Ne ho visti pochi di cosi’ belli, ti dico la verita’. Oltre a quello di Nicole Kidman, ovviamente.
– Allora vorrei che me lo massaggiassi con delicatezza, lentamente, che’ mi piace – disse ritornando a sdraiarsi, bocconi, al fianco di Roberto – piace anche te, vero?
Percepire l’eccitazione che cresceva in Roberto, eccitava moltissimo anche lei. Era avvenuto un po’ per caso, ma abilmente aveva saputo portare il discorso su quella parte del suo corpo che ogni uomo, lei lo sapeva, avrebbe desiderato violare.
(Continua…)
La storia delle cose
26 agosto 2008Parte I
Pubblicato su Commentando | 3 Comments »